mercoledì 26 novembre 2014

SARNICO Villa Luigi Faccanoni detta Surre

(Tesi magistrale di Valentina Cristini)  
Epoca: 1912
Luogo: Sarnico
Committente: ing. Luigi Faccanoni (1867-1939)
Progettista: arch. Giuseppe Sommaruga (1867-1917)
Decoratore: Ambrogio Pirovano (1864-1920)
Questa grande villa è collocata sulla strada che da Sarnico conduce a Predore, nella località denominata “Surre”. È costruita in posizione leggermente rialzata, sullo sfondo di una montagna a tratti verde e a tratti rocciosa, e si affaccia maestosa sul lago (fig. 1). Si tratta di una zona di antico insediamento romano come attestano diversi ritrovamenti, tra cui quello in occasione dello scavo delle fondamenta della villa, di tombe, vasi lacrimatori e altri reperti risalenti a tale periodo1.
Fu l’ing. Luigi Faccanoni a commissionarne la costruzione all’arch. Giuseppe Sommaruga2 nell’anno 1912, cosi come è ricordato da una targa decorata in cotto applicata sul fronte della villa3 (fig. 2).
Luigi Faccanoni (Savona, 1867 - Sarnico, 1939) trascorse gli anni dell’infanzia nella città ligure dove il padre Francesco si era trasferito per lavoro portando con sé tutta la famiglia. Qui compì i primi studi che completò nel 1892, quando si laureò in ingegneria al Politecnico di Milano. Iniziò quindi a lavorare con la famiglia, ed in particolare con i fratelli maggiori Pietro e Giuseppe, nell’ambito della costruzione di opere pubbliche, anche di grande portata, in Italia e nell’Impero Austro Ungarico.
Lavorò per molti anni a Vienna dove conobbe la futura moglie, Erminia Lorek, dalla quale ebbe tre figli: Angela, Erminia e Giuseppe.
Oltre ad essere imprenditore si dedicò anche alla politica e ricoprì la carica di sindaco del Comune di Predore dal 1917 al 1920. Seguendo l’esempio di quanto aveva fatto lo zio Antonio a Sarnico,
1 Sarnico, testimonianze e aspetti di ieri e di oggi, a cura di Adriano Vaini, Sarnico (Bg) 1986, p. 75.
2 Per una biografia su Giuseppe Sommaruga si veda la schedatura di Villa Pietro Faccanoni, poi Passeri p. 154.
3 C. PEROGALLI, M.G. SANDRI, V. ZANELLA, Ville della provincia di Bergamo, Milano 1983, p. 330.
commissionò a sue spese la costruzione di un asilo infantile per il paese di Predore che intitolò ai genitori Francesco e Angela Paris4.
La costruzione di questa villa avvenne dopo molti altri lavori, tra cui abitazioni private, edifici pubblici e un mausoleo che lo stesso architetto aveva progettato per diversi membri della famiglia Faccanoni. Questi ultimi, originari di Sarnico, non erano tanto interessati a valorizzare il paese dal punto di vista turistico, piuttosto, aspiravano a dimostrare l’alto status sociale raggiunto e ad ottenere prestigio a livello della comunità d’origine5.
Sebbene nell’importante saggio di Eleonora Bairati e Daniela Riva si dica che non vi è alcun documento grafico riguardante Villa Luigi Faccanoni, né se ne trova traccia nella pubblicistica dell’epoca6, a seguito di una ricerca condotta nell’Archivio Comunale di Sarnico è emerso un documento recante la data 24 giugno 2013 scritto dal Comune di Sarnico alla Prefettura di Bergamo riguardante la decisione di spostare più a lago un tratto di strada che da Sarnico conduce a Predore in seguito alla richiesta avanzata dall’ing. cav. Luigi Faccanoni che, in tale località, stava costruendo la sua villa privata e che quindi voleva fare spazio per posizionare l’entrata di tale villa in un punto più pianeggiante. In allegato a tale documento vi è una piccola planimetria realizzata a inchiostro e acquerello su velina nel quale si mostra la proprietà Luigi Faccanoni, corrispondente al mappale 313, nel quale si scorge la pianta della villa, i viali di accesso e la zona dove andrà collocato il cancello una volta effettuato lo spostamento della strada7.
Oggi è possibile vedere l’ingresso costituito da una grande cancellata in ferro battuto disposta ad esedra che si apre dalla strada e affiancato a sinistra da un piccolo edificio adibito a portineria (fig. 3). Due grandi cancelli carrabili sono alternati con tratti di ringhiere poste su muretti rivestiti a bugnato (fig. 4). La struttura di base, piuttosto lineare, è intrecciata da innumerevoli elementi vegetali come viticci d’uva e dall’usuale motivo a nastro, prediletto dal Sommaruga (fig. 5). Anche in questo caso, come si è visto per le due precedenti ville Faccanoni, l’Architetto realizzò un progetto “globale” occupandosi anche degli elementi decorativi che dovevano andare a completare e arricchire l’edificio.
Attraversato l’ingresso ci si trova di fronte ad un complesso di vaste dimensioni ma dalla volumetria compatta (fig. 6) che si sviluppa su tre piani con l’aggiunta, in posizione angolare, di
4 A. GIORGI, Faccanoni. Note storiche e biografiche sul ceppo di Sarnico sino al 31 dicembre 1994, Predore (Bg) 1994, pp. 106-110.
5 Giuseppe Sommaruga: un protagonista del Liberty italiano, catalogo della mostra tenutasi a Milano 28 Maggio- 30 giugno 1982, testi a cura di Eleonora Bairati e Daniele Riva, Milano 1982, pp. 123-124.
6Ivi, p. 127.
7 Per il riferimento si veda il documento in appendice, doc. 17, pp. 266-267.
una torretta a base quadrata con loggia panoramica dalla quale si può godere pienamente del ambiente circostante (fig. 7).
Sommaruga si trovò, in questo caso, ad affrontare un progetto ex novo, e decise, non si sa se su esplicita richiesta del committente, ma certamente forte della sua autonoma personalità, di proporre qualcosa di diverso rispetto alla sua produzione precedente, rendendo esplicito ciò che era stato scritto su di lui dai critici coevi, ovvero il suo essere un architetto modernista ma ancora legato in maniera costruttiva alla tradizione8.
Villa Luigi Faccanoni richiama certamente ad un vago clima rinascimentale ma è al manierismo che Sommaruga guarda quando progetta la facciata, costituita da una grande varietà di materiali, composti per successive addizioni di parti; così, dal basamento a bugnato rustico interrotto da archi ribassati, davanti al quale è stato aggiunto nel 1926, e quindi non facente parte del disegno originale, il grande porticato-pronao sul quale è posizionata una balconata9 (fig. 8), si stacca con una parte decorata con cementi plastici in altorilievo, e, passando per una fascia in ceramica lavorata a bassorilievo e interrotta da una serie di aperture regolari quadrate (fig. 10), si termina nella gronda a guscio dove sono applicati inserti iridescenti che, su di uno sfondo a mattoncini in cotto, formano disegni geometrici10.
Simili effetti luministici e cromatici sono ravvisabili anche nel seminterrato della villa, al quale è possibile accedere attraverso l’originale grotta artificiale (fig. 9), anch’essa di clima manierista, posizionata nel parco e antistante l’edificio. In questo ambiente, che un tempo ospitava degli acquari, sono presenti delle rocce entro cui sono inseriti degli elementi in ceramica colorata che ricordano vagamente, ma forse casualmente, certe opere del architetto modernista catalano Antonì Gaudì11;12. In tempi successivi, quando già era proprietario Giusi Faccanoni, tale spazio fu adibito a cantina vitivinicola; purtroppo tale progetto imprenditoriale non ebbe seguito ma all’epoca a Villa
8 U. MONNERET DE VILLARD, L’architettura di Giuseppe Sommaruga, prefazione di Ugo Monneret de Villard, Milano 1908.
9 Il liberty a Sarnico, a cura della Biblioteca comunale di Sarnico, testi di Isa De Luca, fotografie e progetto grafico di Giuseppe M. Tobias Faccanoni; collaborazione Pro loco di Sarnico, Sarnico (Bg) 2006, p. 82.
10 D. RIVA, Giuseppe Sommaruga tra tradizione e modernità, in Giuseppe Sommaruga: un protagonista del Liberty italiano, catalogo della mostra tenutasi a Milano 28 Maggio- 30 giugno 1982, testi a cura di Eleonora Bairati e Daniele Riva, Milano 1982, p. 18.
11 Ivi, p. 18.
12 Antoni Gaudi y Cornet (Reus, 1852-Barcellona, 1926). Studiò alla Scuola di Architettura di Barcellona fino al 1878. Elaborò uno stile originale e personalissimo che, sebbene prendeva spunto dal gotico catalano, addirittura anticipò i modi e le linee dell’Art Nouveau. Le sue maggiori opere si trovano a Barcellona come il parco Güell, la casa Battllo, la casa Milà e la Sagrada Familia. Frequentemente decora le sue architetture con numerosi mosaici multicolore che creano giochi di luce e spaziali tanto da far apparire gli edifici come grandi sculture (G. FAHR-BECKER, Art nouveau, Königswinter 2004, p. 398).
Surre venivano prodotte poche ma scelte bottiglie con le uve provenienti dai vitigni autoctoni dalla vicina Val Calepio13.
Notevoli sono gli altorilievi in cemento plastico, a cui si è accennato, che si stagliano sulla facciata della villa: essi rappresentano dei putti che, suddivisi in più gruppi, giocano tra loro sorreggendo festoni di foglie e fiori (fig. 11). Basandosi su un confronto iconografico con opere per le quali esiste una documentazione certa è ipotizzabile che anche questi altorilievi furono realizzati, su disegno di Sommaruga, dallo scultore-artigiano Ambrogio Pirovano che durante la sua carriera collaborò costantemente con l’architetto14.
Ambrogio Pirovano (1864-1920) nacque a Milano da Cesare, abile scultore del legno attivo nell’ambito lombardo della seconda metà del XIX secolo. Nel 1879 si iscrisse alla Scuola di architettura dell’Accademia di Brera che però lasciò nel 1881 decidendo di seguire le orme paterne e dedicandosi quindi allo studio del disegno di figura che aveva intrapreso già dal 1880 sotto la guida di Raffaele Casnedi. Dal 1884 seguì le lezioni alla Scuola di nudo e, dopo aver seguito anche l’insegnamento di storia dell’arte, concluse gli studi nel 1887. Al periodo in accademia si deve probabilmente affiancare la pratica alla disciplina della scultura che il giovane Ambrogio ricevette direttamente dal padre, con il quale, tra l’altro, collaborò per diversi lavori. La sua carriera autonoma, ricca di commissioni che lo videro impegnato nella decorazione di ville, hotel e monumenti funerari, iniziò dalla metà dell’ultimo decennio del XIX secolo. A partire dal 1891 partecipò a tre edizioni dell’Esposizione triennale organizzata dall’Accademia di Brera e nel 1895 venne nominato Socio Onorario della stessa Accademia grazie al suo riconosciuto successo nel campo delle Belle Arti. Sempre nello stesso anno sposò Maria Rigotti dalla quale ebbe tre figli: Ernesto, che diverrà celebre pittore, Giulio e Carla. Nel 1896 eseguì alcuni cementi plastici per la chiesa di Santa Maria al Paradiso, progettata dal fratello Ernesto, anch’egli attivo nel campo artistico: fu infatti uno dei più importanti architetti eclettici del periodo. Il rapporto di Ambrogio Pirovano con Giuseppe Sommaruga ebbe inizio con il cantiere di Palazzo Castiglioni del 1901-1903 dove venne chiamato per eseguire le decorazioni in cemento e successivamente per riempire con un fregio floreale gli spazi lasciati liberi dopo la rimozione delle due scandalose sculture che ritraevano le allegorie della Pace e dell’Industria, nelle vesti di due poco vestite signore, eseguite dallo scultore Ernesto Bazzaro. A Milano eseguì numerosi altri interventi, anche figurando con il nome della ditta
13 Il liberty a Sarnico, a cura della Biblioteca comunale di Sarnico, testi di Isa De Luca, fotografie e progetto grafico di Giuseppe M. Tobias Faccanoni; collaborazione Pro loco di Sarnico, Sarnico (Bg) 2006, p. 84.
14 E. BAIRATI, Sommaruga e le arti applicate, in Giuseppe Sommaruga: un protagonista del Liberty italiano, catalogo della mostra tenutasi a Milano 28 Maggio- 30 giugno 1982, testi a cura di Eleonora Bairati e Daniele Riva, Milano 1982, pp. 28; 33.
‘Pirovano Ambrogio & C.’, specializzata in lavori di decorazione in cemento, stucco, marmi e pietre artificiali. A partire dal 1908 circa fu attivo in Istria e a Trieste dove probabilmente conobbe anche i Faccanoni che nella periferia della città friulana possedevano una grande cava15.
Gli inserti decorativi con putti ricorrono molto frequentemente nelle opere di Giuseppe Sommaruga e si possono osservare, ad esempio, sul frontone del Mausoleo Faccanoni a Sarnico del 1907, anche in questo caso eseguito da Ambrogio Pirovano16.
Restando all’esterno della villa si possono notare alcuni elementi particolari come il voluto contrasto cromatico tra la pietra bianca del rivestimento a bugnato e quella grigia utilizzata per gli architravi e i davanzali delle finestre e per i basamenti e capitelli delle colonne del portico. Insoliti, rispetto alla precedente produzione di Sommaruga, sono anche la lunga balconata, sul lato sinistro dell’ultimo piano, e l’ingresso della parte posteriore, sottolineato da due obelischi, che presenta una passatoia verso il giardino ad imitazione del ponte levatoio di un castello medievale17 (fig. 12).
All’interno della villa il piano terra è destinato ad ambiente di rappresentanza e vi si trovano tre sale di ampie dimensioni illuminate da grandi finestroni. I pavimenti sono in parquet o in piastrelle con motivi colorati. Sul soffitto della sala da pranzo, posizionata sulla destra, si trova una cornice in stucco entro cui è dipinto ad affresco un illusionistico graticcio ricoperto da rigogliose piante di frutti attraverso cui si può scorgere l’azzurro-grigio del cielo (fig. 13). Sempre nello stesso ambiente è possibile vedere una fascia decorativa in stucco piatta lavorata ad intaglio, che è stata ricostruita sul disegno originario durante gli ultimi restauri18: entro uno schema ad andamento alternato lineare e curvo si dispongono rami fioriti, fronde cariche di melograni, grandi foglie dal contorno frastagliato tra cui si scorgono, insolitamente, alcuni animali come ad esempio un aquilotto che si reca al nido per nutrire i propri piccoli, un pavone, un coniglio e un’aragosta (fig. 14).
Sono autentici anche il camino in pietra nera, anch’esso lavorato con effetto ad intaglio, della sala centrale (fig. 15) e i serramenti in legno, ognuno con un disegno differente ma sempre elegante (fig. 17); alcuni di questi sono chiusi da vetri colorati ed arricchiti da disegni a volute dal gusto rocaille.
In posizione centrale rispetto alla pianta dell’edificio è collocato il vano della scala principale che permette di raggiungere i piani superiori dove si susseguono una serie di camere da letto che, nonostante i recenti restauri, conservano i serramenti e le decorazioni originali. La scala non ha
15 Ernesto Pirovano 1901-1972, a cura di Sergio Rebora, con la collaborazione di Carlo Migliavacca, Milano 2001, pp. 19-25.
16 BAIRATI 1982, pp. 28; 127.
17 Giuseppe Sommaruga: un protagonista del Liberty italiano, catalogo della mostra tenutasi a Milano 28 Maggio- 30 giugno 1982, testi a cura di Eleonora Bairati e Daniele Riva, Milano 1982, p. 125.
18 Il liberty a Sarnico, a cura della Biblioteca comunale di Sarnico, testi di Isa De Luca, fotografie e progetto grafico di Giuseppe M. Tobias Faccanoni; collaborazione Pro loco di Sarnico, Sarnico (Bg) 2006, p. 87.
dimensioni tali da poter essere definita monumentale ma è di forte impatto soprattutto grazie alla ringhiera in ferro battuto dal disegno originale e diverso da quello utilizzato per le altre ville Faccanoni. La balaustra, con corrimano in legno, è posizionata in diagonale in modo da seguire l’andamento dei gradini in marmo, è formata da moduli rettangolari riempiti a grata e intervallati da nastri ed elementi floreali verniciati che riproducono piante di rose rampicanti (fig. 16).
I circa 34 ambienti che vanno a comporre l’edificio sono distribuiti in modo tradizionale e non mostrano la libertà di snodo e la continuità visti per la Villa Giuseppe Faccanoni, forse a causa di specifiche esigenze e richieste del committente19.
La villa è circondata da un vasto parco con piante secolari e innumerevoli varietà di fiori dove sono collocate diverse piccole strutture, alcune delle quali progettate dallo stesso Sommaruga, come serre, statue, tra cui un busto di Pietro Paleocapa (1788-1869) celebre ingegnere idraulico20, panchine in pietra decorata, un gazebo, un’uccelliera e una fontana (fig. 18). Sempre nel parco, nella zona laterale alla villa, sorge un edificio un tempo adibito a rimessa e a scuderia che è stato recentemente ristrutturato e trasformato in un centro congressi.
In origine un ponte in pietra e ad arco ribassato, collocato nella parte destra della proprietà, collegava la villa al giardino e alla darsena che si trovano dall’altro lato della strada, in riva al lago21. Nel 1982 l’allargamento di tale strada ha imposto l’abbattimento della struttura22 che è però stata sostituita, in tempi recenti, con una passerella in ferro.
L’ing. Luigi Faccanoni trascorse proprio in questa villa di Sarnico i suoi ultimi e solitari anni, e, dopo la sua morte, sopravvenuta il 17 luglio del 1939 a causa di un ictus, fu il figlio Giuseppe detto Giusi (1916-1987) ad abitarla per diverso tempo.
In seguito la villa fu acquistata dal comm. Achille Bortolotti, pronipote dell’ing. Luigi Faccanoni, il quale nel 1987 avviò una serie di opere di restauro conservativo dell’edificio, che allora versava in cattivo stato, soprattutto per quel che riguardava gli interni, allo scopo di destinarlo alla sede degli uffici della sua società, il Gruppo Bortolotti: si imbiancarono le pareti, si sostituirono l’impianto elettrico e quello idrico, non più a norma, si verniciarono i serramenti e si lucidarono i pavimenti, il
19 Il liberty a Sarnico, a cura della Biblioteca comunale di Sarnico, testi di Isa De Luca, fotografie e progetto grafico di Giuseppe M. Tobias Faccanoni; collaborazione Pro loco di Sarnico, Sarnico (Bg) 2006, p. 84.
20 GIORGI 1994, p. 109.
21 Il liberty a Sarnico, a cura della Biblioteca comunale di Sarnico, testi di Isa De Luca, fotografie e progetto grafico di Giuseppe M. Tobias Faccanoni; collaborazione Pro loco di Sarnico, Sarnico (Bg) 2006, p. 82.
22 PEROGALLI, SANDRI, ZANELLA 1983, p. 331.
tutto mantenendo inalterate le caratteristiche originarie dell’edificio23. Tali interventi furono continuati dalla Società Tamoil, successiva proprietaria, che ha curato anche il riordino del parco.
Attualmente la villa, denominata Villa Surre, è in perfetto stato di conservazione ed è utilizzata come location per eventi e come centro congressi24.
23 La pratica riguardante la ristrutturazione e il parziale cambio di destinazione d’uso dell’immobile è stata consultata presso l’Archivio dell’Ufficio Tecnico del Comune di Sarnico (Bg).
24 Il liberty a Sarnico, a cura della Biblioteca comunale di Sarnico, testi di Isa De Luca, fotografie e progetto grafico di Giuseppe M. Tobias Faccanoni; collaborazione Pro loco di Sarnico, Sarnico (Bg) 2006, p. 74.

Eventi catastrofici, attivato il 'Sistema di coordinamento' sul lago d'Iseo

Da qualche giorno sul lago d'Iseo è stato attivato il 'Sistema di coordinamento', capace di unire il lavoro di nove gruppi di Protezione civile e di quattro associazioni specializzate nel soccorso, che ha 'debuttato' sabato 15 novembre durante l'alluvione che ha messo in crisi Sale Marasino e Pisogne.
La base operativa è la 'centrale' collocata nel complesso dei Disciplini, sopra i Vigili del fuoco. Lo spazio dedicato al Sistema di coordinamento è dotato di cinque postazioni radio, la segreteria ed i computer.
'Dalla centrale possiamo localizzare i gruppi in azione sul territorio radiolocalizzandoli con un sistema Gps', ha detto Stefano Picchi, coordinatore dei gruppi di Protezione civile. 'In pratica lavoriamo su una cartina telematica che si aggiorna di continuo mostrando la posizione di uomini e mezzi'.
Sul Sebino operano oltre duecento volontari, alcuni addestrati all'utilizzo di mezzi di primo soccorso come la mini pala ed il cassonato 4x4 con modulo antincendio. I gruppi che fanno parte del Sistema sono quelli di Sale Marasino, iseo, Marone, Monte Isola, Zone, Sulzano, Provaglio, Paratico ed Ome, più i sub di Monte Isola, il Cb club Sebino, il Gruppo soccorso di Pisogne e la Procivil Camunia. Il nuovo assetto di emergenza rientra nell'ampio lavoro di gestione associata che i Comuni stanno progressivamente delegando alla Comunità montana.

SEBINO: accordo sul GAL fra Comunità Montana e Valle Camonica


 Accordo significativo tra la Valle Camonica e il Sebino: un asse territoriale Valle Camonica – Sebino - Franciacorta ma anche un no alla Valtrompia: così si è espressa all’unanimità l’assemblea dei nove Comuni della Comunità montana sebina, riunitasi lunedì per deliberare sulla programmazione futura per Piano di sviluppo rurale 2014-2020. Le risorse economiche a disposizione sono 65 milioni di euro da distribuire per i gruppi d’azione locale (Gal) che ad oggi, in Lombardia, sono 16. Troppi se si calcola che ogni progetto deve avere l’importo minimo di 5 milioni di euro: il rischio è quello di rimanere esclusi, visto poi che i Gal bresciani da tre dovrebbero diventare due. La Comunità montana del Sebino ha così recepito l’invito della Regione e ha deciso di aggregarsi alla Valle Camonica seguendo un percorso che dà maggiori garanzie che arrivino risorse sul territorio. In una valutazione di risorse Valle Camonica e Sebino hanno molto in comune e si è deciso di puntare ad una strategia di tipo agricolo che comprenda le filiere bosco-legno, lattiero-casearia, olivicola, vitivinicola e del pesce, legato all’acqua ed al lago. Inoltre è stato esteso l’invito a prendere parte all’aggregazione anche ai Comuni di Provaglio d’Iseo e Corte Franca che hanno accettato. La Valle Camonica, con l’unione di Sebino e Franciacorta, si arricchirà di molti elementi così come di riflesso i due territori che si sono distaccati dalla Valtrompia. Con questa realtà, risultata «troppo eterogenea sia come risorse territoriali sia che come progettazione», nel periodo 2007-2013 la Comunità Montana del Sebino aveva costituito il Gal Gölem, scegliendo come simbolo il Guglielmo, a scavalco tra i due territori. Però i dati del precedente Piano di sviluppo locale hanno mostrato come la Valtrompia abbia ottenuto il doppio delle risorse economiche, ovvero 1 milione e 600mila euro per i progetti sul suo territorio, contro gli 800mila euro stanziati per il Sebino.